giovedì 8 giugno 2017

ERNST LANZER – (1907) “L’UOMO DEI TOPI E LA NEVROSI OSSESSIVA“

Ernst Lanzer è stato uno dei primi pazienti di Sigmund Freud nel 1907 (…). Lanzer soffriva di una serie di pensieri ossessivi, il più importante dei quali riguardava la paura intensa che un’amica (che alla fine ha sposato) e suo padre potessero essere torturati utilizzando un antico supplizio cinese (…) in cui alcuni topi vengono indotti a farsi strada nell’ano dei criminali. Lanzer lamentava anche altri pensieri ossessivi, come quello di potersi tagliare la gola con un rasoio. A partire dall’interpretazione che Freud diede a questa sintomatologia (connettendola con sentimenti di ostilità inaccettabili nei confronti del padre), il famoso caso dell’ “uomo dei topi” fu utilizzato come esemplificazione della nuova concezione della psichiatria offerta della psicanalisi.

L‘Uomo dei Topi era un paziente di Freud, un avvocato di circa trent’anni che aveva sofferto fin dalla prima infanzia di impulsi ossessivi, che si erano aggravati negli ultimi quattro anni, compromettendo sia la sua vita privata che quella lavorativa.


L’analisi iniziò il 1 ottobre del 1907 e durò solo undici mesi. Freud ne parlò ai colleghi nelle riunioni del mercoledì, che si tenevano nel suo studio, per poi proporre l’argomento nel congresso di Salisburgo, il 27 aprile del 1908, circa sei mesi dopo la presa in carico del paziente. Freud espose questo caso clinico, che possiamo trovare anche nel libro Cinque Conferenze sulla Psicoanalisi, con il titolo: “Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva”.
 
Il paziente consultò Freud perché soffriva di ossessioni (relative a due persone a lui care, suo padre e una donna di cui era ‘ammiratore’) ed inoltre perché provava forti impulsi, come quello di tagliarsi la gola con un rasoio. Inoltre, si costruiva divieti che potevano riferirsi anche a situazioni insignificanti.

L’Uomo dei Topi accettò di ripercorrere tutti gli eventi più significativi della sua infanzia insieme a Freud. Il trauma all’origine dei problemi di questo paziente era avvenuto in tempi molto recenti, precisamente durante il servizio militare prestato in Galizia, con la carica di sottotenente.
L’Uomo dei Topi aveva sviluppato infatti il timore di un supplizio orientale, descrittogli dal suo Capitano (un militare conosciuto perché particolarmente amante delle crudeltà) in cui alcuni topi vengono indotti a farsi strada nell’ano di un criminale. La sua ossessione era che questa punizione dei ratti avrebbe potuto avere come vittima sia la donna che avrebbe eventualmente sposato, sia suo padre, che egli amava e che era morto da anni.
Da bambino, l’Uomo dei Topi si era “comportato male come un topo”, nel senso che aveva morso qualcuno, probabilmente la sua governante. L’Uomo dei Topi fu picchiato per questo da suo padre, il che fece nascere in lui un odio profondo verso il genitore.
 
Secondo il ragionamento di Freud, il ricordo della punizione paterna per il suo morso aveva determinato in quest’uomo un’ostilità repressa verso il padre. Questo antagonismo, a sua volta, aveva presumibilmente generato il desiderio inconscio che il padre potesse subire il particolare supplizio della penetrazione anale da parte di ratti mordaci. Poiché il desiderio di vendetta era inaccettabile alla coscienza, egli lo aveva represso, trasformandolo in un timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del supplizio dei ratti, attraverso una “formazione reattiva.
”Freud interpreta dunque l’ossessione dei ratti etiologicamente, come una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre subisse il particolare supplizio della penetrazione dei ratti, ritenendo che l’orrore conscio del paziente fosse solo un mascheramento di un godimento inconscio.
Freud osservò, a questo proposito, la faccia del suo paziente, mentre gli raccontava questo problema, deducendone che quella bizzarra espressione che il paziente mostrava poteva corrispondere solo all'”orrore di un godimento da lui stesso ignorato”.
Con questo paziente il transfert si fece esplicito, perché durante l’analisi l’Uomo dei Topi arrivò a chiamare Freud ‘Mio Capitano’.
Questa analisi permise a Freud di affinare la sua comprensione della nevrosi ossessiva ed in particolare del ruolo che vi giocano l’odio ed il godimento, l’ambivalenza dei sentimenti (accompagnata dall’idealizzazione dell’oggetto d’amore e dalla svalutazione della sessualità), l’eccessivo investimento anale del denaro, la colpa legata a sentimenti di morte provati nei confronti del padre (di cui il capitano era sicuramente una delle figure fantasmatiche).

Freud si soffermò anche sul tema dell’autoerotismo, poiché aveva notato che la maggior parte dei pazienti nevrotici tendeva ad imputare i propri disturbi alla masturbazione adolescenziale.
 
La paura persistente dei topi si chiama Musofobia (dal Greco Mus, topo). Coloro che ne soffrono, sperimentano terrore e ripulsione dinanzi a ratti e topi, ma anche, spesso, in presenza di tutti i roditori. La paura può essere scatenata persino vedendo una foto o un'immagine in televisione.

















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giovedì 18 maggio 2017

Il misterioso caso delle maschere di piombo


E’ un caldo e umido pomeriggio del 20 agosto 1966, un diciottenne di nome Jorge Alves da Costa sta giocando con il suo aquilone sulla collina di Morro do Vintem a Niteròi, una città del Brasile nello stato di Rio de Janeiro. Il ragazzo stava cercando di mantenere in volo il suo aquilone quando in lontananza vide i corpi di due uomini sdraiati sul terreno senza vita. Il ragazzo terrorizzato avvisò subito le autorità, ma la polizia non riuscì a raggiungere i due corpi fino al giorno successivo dato che la collina di Morro do Vintém presenta un terreno molto impervio in quel punto. Quando una piccola squadra di polizia e vigili del fuoco arrivò sulla scena, notò subito dei particolari alquanto bizzarri e allo stesso tempo inquietanti. Erano i corpi in avanzato stato di decomposizione di due maschi adulti che giacevano l’uno accanto all’altro leggermente ricoperti di erba. Si trovavano distesi sulla schiena, i visi erano rivolti verso il cielo e le mani dietro alla nuca, quasi come se stessero riposando. Tutti e due gli individui indossavano, sopra ad abiti eleganti, due impermeabili nuovi ed identici e, particolare molto strano, avevano gli occhi coperti da una maschera di piombo.

Le indagini cominciano e nei giorni successivi e i due uomini vengono infine identificati come Manoel Pereira de Cruz e Miguel Jose Viana rispettivamente di 32 e 34 anni. Erano due tecnici elettronici di Campos dos Goytacazes, una città a più di 200 km a nord-est di Rio de Janeiro. Grazie a ulteriori ricerche si scoprì che i due erano legati da una profonda amicizia e entrambi sposati. Risultarono appassionati di tecnologia e spiritismo e dalle dichiarazioni rilasciate dai loro conoscenti, si è appreso che erano affiliati a circoli esoterici segreti, e che entrambi sostenevano di essere in contatto con esseri di un altro pianeta. Infine con l’aiuto di testimoni che hanno saputo fornire degli indizi preziosi, le autorità sono riuscite a ricostruire parzialmente il percorso dei due misteriosi individui.

La mattina del 17 agosto 1966 i due tecnici in autobus lasciarono la città in cui lavoravano, dicendo che stavano andando a comprare delle forniture per il lavoro e un’automobile. Essi infatti erano in possesso di una grossa somma di denaro per poter comprare una macchina. I due arrivarono a Niterói attorno alle 14.30 e le indagini appurarono che nel pomeriggio si recarono in un negozio di elettronica senza tuttavia effettuare alcun acquisto o ordinazione. Non si conosce il motivo di questa sosta, né con chi entrarono in contatto all’interno del negozio, ma è ipotizzabile che qui avvenne un incontro con persone che fornirono loro ulteriori istruzioni. Successivamente vennero visti in un negozio di abbigliamento, dove acquistarono due impermeabili uguali. Il personale interrogato riferì che i due, dopo avere acquistato gli indumenti, uscirono talmente di fretta dal negozio che non indossarono nemmeno gli impermeabili, nonostante fuori stesse cominciando a piovere. Fecero quindi una sosta ad un bar in città per comprare una bottiglietta d’acqua. Il barista disse che uno dei due uomini, Miguel, sembrava essere molto di fretta dato che continuava a controllare l’orologio in maniera frenetica. Tuttavia dopo avere pagato, ritirò lo scontrino che sarebbe servito per riavere la cauzione qualora avesse restituito la bottiglia vuota. Questa circostanza è stata più volte evidenziata per controbattere all’ipotesi di un duplice suicidio. Infine un abitante del posto dichiarò di averli visti arrivare ai piedi della collina di Morro do Vintem a bordo di una jeep, guidata da un uomo biondo, ed in compagnia di altri uno o due uomini, mai identificati; i due scendono dal mezzo e iniziano a salire a piedi la collina quando ormai stava diventando buio. Quella fu l’ultima volta che la coppia venne vista viva.
 
La polizia brancolava nel buio e più risposte cercavano più domande trovavano. Infatti le indagini sui due individui non portarono a nulla se non a scoprire che erano uomini perfettamente sani. Inoltre non è del tutto chiaro se le morti fossero state auto-indotte oppure se sia trattato di omicidio e, in sede di autopsia, non vennero rilevati traumi o ustioni che avessero potuto causare il decesso, e l’analisi degli organi interni, per quanto poco affidabile per lo stadio di decomposizione raggiunto, non evidenziò tracce di intossicazione o avvelenamento. Dunque la causa della morte di entrambi fu stabilita in “arresto cardiaco dovuto a cause sconosciute”.
 
Anche gli elementi trovati dove giacevano i corpi senza vita non portarono a nulla. Gli abiti formali suggerirono che probabilmente gli uomini avessero un appuntamento con qualcuno di importante. Tuttavia, senza conoscere il loro abbigliamento abituale, è difficile dirlo con certezza. Le maschere di piombo sagomate a forma di occhiali protettivi indicano invece che gli uomini si aspettavano un qualche tipo di radioattività, ciò ha portato alcuni a sbilanciarsi nelle speculazioni più fantasiose, circa contatti con entità extraterrestri o esperimenti paranormali. Non è stato comunque rilevato nessun tipo di radiazione in quel punto anche se vi è la possibilità che la collina di Morro do Vintém non fosse il luogo effettivo di destinazione dei due uomini.mMa il mistero più grande è nelle note trovate nel taccuino rinvenuto accanto ai due cadaveri. La polizia identificò 3 biglietti. Uno portava un elenco di materiali elettronici e parti di ricambi. Nel secondo era presente una lista di prescrizioni, simile a quella che potrebbe accompagnare una ricetta medica. Ma è il terzo biglietto il vero e proprio rompicapo, esso riportava le seguenti scritte: “Alle ore 16:30 trovarsi nel luogo concordato. Alle ore 18:30 ingoiare la capsula dopo l’effetto, proteggere i metalli aspettare il segnale maschera.”
 

Questa misteriosa frase può avere più interpretazioni, ma la più accreditata indica che i due uomini alle 18.30 dovessero ingoiare un qualche tipo di capsula e dopo aver atteso che la stessa abbia fatto il suo “effetto”, avrebbero dovuto eseguire le operazioni necessarie a proteggere i “metalli”, dopodiché attendere il segnale per indossare o rimuovere la “maschera”. Tale interpretazione appare più in linea con l’ipotesi di un avvelenamento dovuto all’effetto delle capsule stesse, come se queste contenessero veleno, e le vittime fossero state indotte ad ingerirle da qualcuno. In effetti gli inquirenti esaminarono anche la possibilità che i due amici fossero stati attirati in una trappola da altri appassionati di esoterismo, i quali, al corrente dei motivi del viaggio a Niterói, ed informati sulla forte somma di denaro che i due portavano con se, facendo leva sulla comune passione per il paranormale, ed approfittando dell’ingenuità dei due tecnici, avrebbero architettato una messinscena per derubarli.

 

In ogni caso, prestando fede alla tempistica dettata dalle note, resta un mistero cosa sarebbe dovuto avvenire nelle 2 ore che trascorsero tra l’arrivo alle 16.30 al luogo concordato, e le 18.30. E’ probabile che il luogo concordato fosse il bar dove i due sono stati visti verso le 16.35. Va inoltre evidenziato che durante le indagini emerse che, nonostante la calligrafia fosse indubbiamente riconducibile alla mano di Miguel, la costruzione delle frasi ed alcuni dei vocaboli utilizzati non appartenevano al lessico delle due vittime. Tale circostanza ha portato ad ipotizzare che le istruzioni furono copiate, o, più probabilmente, vennero scritte sotto dettatura; in effetti questo non è l’unico elemento che fa supporre la presenza di almeno un’altra persona sul luogo. In particolare, è stato rilevato che, nonostante ogni cadavere giacesse su di una sorta di giaciglio di foglie recise, sulla scena non venne mai trovato alcuna lama o utensile tagliente.

 

C’è chi accusa l’omicidio, chi da la colpa all’uso di sostanze psicotrope. Alcuni addirittura propendono per l’ipotesi di un contatto con extraterrestri andato male o a esperimenti nel campo dell’occulto. Le spiegazioni possibili per la morte di Manoel Pereira da Cruz e di Miguel José Viana sono talmente tante che il caso venne archiviato come morte per cause naturali per entrambi i decessi e ad oggi il mistero rimane.
 
 
 
 
 
 
 
 
 







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martedì 27 agosto 2013

La scena del crimine rivela i messaggi del criminale


 
La scena del crimine è senz’altro uno degli elementi più importanti per scoprire l’autore di un reato. Inoltre, la sua accurata analisi è una delle operazioni più delicate e importanti durante un’investigazione.

Il luogo dove è stato compiuto un crimine è il punto di congiunzione tra la criminalistica e la criminologia. La prima studia le tecniche di ricerca delle tracce e usa procedure di laboratorio per risalire da queste tracce al responsabile del delitto, mentre la seconda studia i reati, gli autori e le vittime.

Il messaggio. La scena del crimine rappresenta una forma di messaggio lasciato da chi ha commesso il delitto, che spesso è l’unico a disposizione per individuare il colpevole. In un’indagine molte volte mancano i testimoni o il movente ma il luogo dove è avvenuto il crimine è sempre a disposizione.

Le zone. Per gli investigatori ci sono tre zone a disposizione: la scena del crimine primaria, dov’è avvenuto il fatto delittuoso o dove è stato trovato il cadavere, la scena del crimine secondaria, ossia quel luogo, vicino alla scena del crimine primaria, dove è molto probabile che il criminale abbia compiuto delle azioni o la vittima abbia agito prima di soccombere. Infine abbiamo le zone di interesse investigativo, dove l’autore del reato è sicuramente transitato.

Il tempo del crimine. Il tempo della presenza del criminale sul luogo del delitto è importante. Quando il passaggio e la presenza sono stati significativi, anche se non vi sono state azioni dirette da parte dell’autore, è statisticamente probabile che vi abbia lasciato una traccia, per esempio una formazione pilifera.

La zona “tiepida”. Si tratta di una zona, situata nelle adiacenze della scena del crimine, che è anch’essa importante. Nel caso di un crimine avvenuto in un appartamento, si tratta del pianerottolo, dove gli operatori della Polizia scientifica dovranno indossare le idonee protezioni prima di "varcare la soglia”.

Definita la scena del crimine, in maniera spaziale e temporale, si può passare alla sua analisi.












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lunedì 1 aprile 2013

La grafologia rivela il carattere di chi scrive

 

La grafologia che può interessare le indagini criminali si propone la descrizione delle caratteristiche della personalità di un individuo con l'interpretazione del suo modo di scrivere. La validità e l'attendibilità di questa tecnica sono ancora in fase sperimentale.

 
 
Il metodo d'indagine con la grafologia presuppone che la scrittura dopo che la si è imparata diventi un processo automatico dovuto alle reazioni motorie ai neuroni. Il movimento grafico, quindi, viene considerato come rivelatore.

Le risposte comportamentali, su queste basi, sono uniche, come personali ed esclusive sono le esperienze emozionali dei singoli. Da questo concetto deriverebbe possibile interpretare la scrittura per descrivere la personalità umana.


I principi. La grafologia ha come primo principio l'analogia fra personalità e la scrittura. Quest’ultima, come manifestazione intima, non può che riferirsi alle emozioni di chi scrive e necessariamente rivelarle.


Chi analizza la scrittura deve conoscere lo stato d’animo dello scrivente e interpretarlo secondo il tipo di movimento impresso dal segno grafico.
 
Sono indicativi la leggerezza del tratto, la pesantezza, la direzione curva o diritta, la nettezza dei bordi e così via.

La spontaneità. Il grafologo deve decifrare lo stato d’animo, spontaneo o artefatto, di chi scrive, che infatti tende assai di frequente a nascondersi imitando un modello o cercando di fornire un’immagine diversa di sé.



La grafologia, sebbene non si possa considerare una scienza esatta, nella pratica si rivela spesso di grande utilità anche in sede giudiziaria.

 









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martedì 15 gennaio 2013

La criminologia e la medicina forense

 

Criminologia: omicidio e non solo




La Criminologia trae un importante contributo dall’apporto scientifico della medicina forense nei vari casi che riguardano la psicologia della personalità. Gli ambiti della criminologia riguardano l’omicidio, la violenza contro le donne o nei confronti dei minori e tutte quelle situazioni in cui viene esercitata una coercizione con conseguenze gravi sulle vittime. La Criminologia viene supportata dalla medicina forense anche dei casi di serial killer, nello stalking e nelle forme conflittuali che si verificano nella coppia durante la separazione e il divorzio.


Omicidio e sue classificazioni

Per accertare le caratteristiche di un omicidio la medicina forense ha un ruolo di estrema importanza. Infatti partecipa in modo attivo e specifico all’indagine su incarico del magistrato inquirente.

Cos'è un omicidio:



Il diritto penale considera omicidio la morte di una persona fisica causata con dolo, colpa o preterintenzione. Se esistono cause che lo giustificano (p.es. difesa personale o guerra) non è punibile. Poiché l’interesse tutelato è la vita umana, l’azione riguarda un essere vivente anche se non vitale. (vedi art. 2 Costituzione Italiana).


Il fatto oggettivo:

Omicidio è quando un uomo (essere umano) provoca in qualsiasi modo la morte di un altro uomo. La definizione del termine “morte” è affidata alla medicina forense. Questa, per dare consistenza al concetto si riferisce generalmente (anche se la questione è controversa) all'analisi delle funzionalità cerebrali ma anche al monitoraggio dell'attività cardiocircolatoria.


Quando una persona è viva:

L’omicidio pone il grave problema di stabilire quando un essere umano è nato e quando è ancora vivo. Nell’ordinamento giuridico italiano l'arresto dello sviluppo dell'embrione non costituisce omicidio; mentre la soppressione della vita, anche se in stato vegetativo, non è ammessa.

I vari tipi di omicidio:

Anzitutto l’omicidio doloso o volontario (vedi art. 575 c.p.) poi l’omicidio preterintenzionale (vedi art. 584 c.p.) che si verifica quando, con atti relativi ai delitti previsti dagli art. 581 e 582 c.p., si causa la morte. Provocare la morte non è quindi voluto da chi agisce ma si verifica a seguito di percosse e lesioni personali. Infine l’omicidio colposo (vedi art. 589 c.p.) che si ha quando si causa la morte di un uomo “per colpa” e quindi non volontariamente. I vari tipi di omicidio hanno discipline diverse in materia di attenuanti, concorso e aggravanti. Per l’accertamento delle varie responsabilità il ruolo della medicina forense è essenziale.

La prova testimoniale può essere determinante in un processo

La prova testimoniale nel processo è la riproduzione orale o scritta di contenuti mnemonici che si riferiscono a una particolare esperienza precedente.

La prova testimoniale ha un’importanza che varia da caso a caso, fino a diventare un elemento determinante nell’ambito giudiziario.

Il teste deve essere studiato sotto il profilo psicologico, per conoscere l’origine di eventuali interferenze e le deformazioni che possono portare a diversità tra la realtà oggettiva degli avvenimenti e la loro descrizione rievocativa fatta da lui.

I testimoni sono gli occhi e gli orecchi della giustizia ed è quindi evidente l'interesse della psicologia giudiziaria per la prova testimoniale. Oggi, dopo un secolo di ricerche, i contributi sperimentali e teorici mettono a disposizione elementi di valutazione importanti e concreti.

La prova testimoniale è condizionata da vari meccanismi psichici, che entrano in azione quando il futuro testimone osserva un evento o ne viene comunque a conoscenza, e si conclude con la descrizione finale. Bisogna considerare tuttavia che un conto è aver osservato direttamente un fatto (testimonianza di primo grado) e un altro conto è averne invece avuta notizia indirettamente con il racconto di altri (testimonianza di secondo grado).

Nelle deposizioni di secondo grado il testimone, in generale, si riferisce alla rappresentazione che si è fatta di quanto è successo, sulla base di quanto ha udito, e modifica e deforma sensibilmente ciò che gli è stato raccontato. Della narrazione obiettiva, in genere, il teste riferisce poco, perché è portato a conservare viva nella sua mente piuttosto l’interpretazione soggettiva cha ha elaborato. Per queste ragioni la testimonianza di secondo grado ha un valore estremamente limitato e addirittura alcuni sistemi procedurali la rifiutano come inattendibile.











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sabato 1 dicembre 2012

Criminal Profiling


Entriamo nel panorama statunitense e nel nostro campo specifico
grazie ad uno psichiatra del Greenwich village, il Dott James Brussels,
al quale si rivolse la polizia di New York nel 1957 nel contesto delle
indagini per i crimini commessi dal cosiddetto “Mad bomber”, il dinamitardo pazzo che aveva seminato il panico piazzando 32 pacchi esplosivi nella città nell’arco di otto anni.
Dopo aver esaminato l’imponente materiale del caso , fotografie,
lettere che l’uomo aveva spedito alla polizia, Brussel elaborò un profilo che ancora fa parlare di sé per quanto si rivelò corretto fin nei minimi particolari.
In esso trasse una serie di conclusioni altamente significative, tra cui il fatto che il soggetto era un individuo paranoico che odiava il padre, era ossessivamente amato dalla madre e viveva in una città del Connecticut.
Suggerì alla polizia di cercare “un uomo robusto, di mezza età.
Nato all’estero, cattolico romano. Scapolo. Vive con un fratello
o una sorella ” Aggiunse anche: “Probabilmente quando lo troverete
indosserà un vestito a doppio petto. Abbottonato.”
Da alcuni riferimenti presenti nelle lettere si arrivò a ipotizzare che il dinamitardo fosse un impiegato o ex-impiegato della Consolidated Edison, l’azienda elettrica cittadina, e che nutrisse del rancore verso di essa.
Ristretta in questo modo la lista dei sospetti si passò al raffronto del profilo redatto dallo psicologo con l’elenco dei dipendenti della ditta e si arrivò
così a George Metesky.
Lo andarono a prendere a casa e dovettero constatare che il profilo
di Brussel era inesatto in un solo punto : Metesky viveva con le sue due sorelle. Quando l’ispettore di polizia gli disse di seguirlo al comando,
riemerse dalla camera da letto con un abito a doppio petto. Abbottonato.
Per giustificare la sbalorditiva esattezza delle sue previsioni Brussel
pronunciò una frase che innescò dal quel momento in poi un processo autoalimentante che ha portato al perfezionamento scientifico di ciò
che lo psichiatra aveva fatto. Affermò che psichiatri e psicologi erano
di solito chiamati a fare valutazioni partendo dall’esame di un soggetto per cercare di predirne il comportamento e le possibili reazioni in situazioni specifiche, e che lui aveva invece cercato di fare proprio l’ inverso,
sforzandosi di dedurre la personalità del criminale interpretando
le sue sue azioni.
Il dott. Brussel, che successivamente collaborò con la polizia di Boston per il caso dello “strangolatore di Boston”, fu un vero pioniere dell’applicazione della scienza comportamentale nelle indagini criminali su casi di serial killers o di assassini non-convenzionali.
Benchè spesso venga definito deduttivo, il lavoro di Brussel si basa
in realtà sul metodo induttivo o anche abduttivo, nel senso in cui lo definiva Bateson; partire dell’osservazione di alcuni fattori specifici per arrivare a conclusioni più ampie, “l’estensione laterale degli elementi astratti”.


Profilo dell'assassino di Yara gambirasio
 


Secondo le prime notizie trapelate dai giornali e dalla televisione (premessa necessaria perchè queste fonti non sono proprio del tutto attendibili), il profilo dell'assassino di Yara che mi sento di stilare è il seguente:

L'assassino di Yara potrebbe rientrare tra la categoria dei Child Molester Situazionali di tipo Inadeguato, ossia un adulto dai 30 ai 45, con eventuali disturbi di stampo psicologico come ritardo mentale, psicosi o demenza senile. un uomo che vive ancora con i genitori, non integrato socialmente, dotato di macchina probabilmente non di sua proprietà ma appartenente ai genitori.
 
Questa tipologia di molestatori possono colpire anche solo una volta e l'aggressione può scaturire in un omicidio in quanto alla base sono molti insicuri, per questo la vittima non è vissuta come una minaccia e viene individuata per uno sfruttamento della stazza fisica più robusta dellaggressore rispetto a quella della vittima.
 
Le coltellate alla schiena fanno ipotizzare che la ragazza abbia tentato di sfuggire e che l'aggressore possa essere stato preso dal panico.
 
 
Profilo criminologico dell'assassino della donna mutilata a Roma

 
 

Dalle notizie che si hanno tramite tv e giornali si potrebbe sostenere che l’assassino della donna ritrovata mutilatae decapitata a Roma, in zona Ardeatina, sia un sadico, data l’efferatezza del delitto, in quanto mutilazioni e asportazioni di organi possono riferirsi a motivazioni puramente psicopatologiche. Tali asportazioni, compresa quelle degli organi interni, sono la firma dell’assassino, ossia, quella che in criminologia si riferiscono ad atti non strettamente necessari all’uccisione di per sè.

Purtroppo non si riesce a capire se gli organi asportati siano stati ritrovati vicino alla vittima oppure  no. In questo secondo caso si potrebbe anche ipotizzare un soggetto affetto da cannibalismo.
Gli investigatori sostengono che il corpo sia stato trasportato e abbandonato lì (seconda scena del crimine), in quanto non era presente una sufficiente quantità di sangue.
Possiamo quindi ipotizzare che molto probabilmente l’omicidio è stato commesso in casa del soggetto ignoto, anche perchè le operazioni effettuate sulla vittima richiedono del tempo.
Detto ciò, potremmo ipotizzare che il soggetto viva in una casa isolata, non in appartamento, da solo, che abbia un età che si aggiri dai 40 ai 50 anni, che possa aver frequentato locali in cui si possano svolgere attività sado-masochistiche, che sia un maniaco del controllo e che possa considerare le donne più come oggetti che come esseri umani, volti a soddisfare semplicemente i suoi bisogni, per questo può anche essere un assiduo frequentatore di prostitute.
Da escludere, secondo me, la pista satanica.
 
 
Profilo psicologico assassino Melania Rea

 
Dai dati riportati da giornali e televisione, emerge che il delitto di Melania Rea è un delitto personale, che è scaturito da una rabbia incontrollata verso questa donna. L’assassino si può definire un offender organizzato, in quanto ha scelto un luogo appartato, si è preso del tempo, non ha lasciato l’arma del delitto sulla scena del crimine e ha effettuato dello staging, spostando il corpo e infilando una siringa sul corpo esanime della vittima.
Per quanto riguarda queste ferite post-mortem di cui tanto parlano sui media, bisognerebbe chiarire che non è possibile determinare il tempo trascorso tra i fendenti dati prima e dopo la morte, quindi, è da escludere il fatto che l’offender sia tornato nel luogo del delitto per infierire di altre 9 coltellate sulla vittima, ma che nell’impeto di uccidere abbia continuato ad accoltellare la Rea senza accorgersi che era già morta.
Data la vittimologia, è probabile che sia stata anche una donna a compiere questo delitto, in quanto l’ambiente lavorativo del marito, essendo una caserma di addestramento militare femminile, non può far escludere questa eventualità.
Escluderei un coinvolgimento diretto di Salvatore Parolisi, il marito, ma sembra più probabile un coinvolgimento indiretto, ossia, il comportamento che sembra trasparire alquanto libertino del Parolisi, potrebbe aver scatenato, in un soggetto ossessivo, un desiderio di possessione, talmente sviluppato da poter indurre la persona ad eliminare l’unico ostacolo che si poteva frapporre tra i due.
Profilo: donna, tra i 25 e i 35 anni, corporatura robusta, che fa parte dell’ambiente militare, eccessivamente coinvolta e interessata nelle attività militari, single e con genitori separati o divorziati.
Non credo che sia stato il marito in quanto le testimonianze non le reputo elementi di prova in quanto la psicologia della testimonianza ha dimostrato più volte che la memoria degli individui si modifica nel tempo in base ha emozioni e contesto.
Ricordiamo che tutti e tre i componenti della famiglia si erano recati a San Marco, quindi facciamo un ragionamento insieme: melania Rea si allontana per cercare un bagno, Parolisi rimane da solo con la figlia, però poi se ne allontana perchè deve andare ad uccidere la moglie, e la figlia? Dov’è? Che fa? Non piange ?
Altra ipotesi: Parolisi porta la moglie e la figlia in macchina nei boschi, lascia la figlia in macchina, trascina la moglie fuori e la uccide, torna in macchina e riparte. Possibile che la bambina, seppur piccola, non abbia comunicato niente al riguardo?
La maggior parte dei delitti intrafamiliari accade indoor non outdoor, è un delitto passionale, ma non c’è pentimento. Ricordiamo che Melania Rea è sempre la madre della figlia di Parolisi, anche se non si sentisse pentito per aver fatto del male alla moglie, si sarebbe sentito in colpa per aver portato via la mamma alla figlia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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venerdì 2 novembre 2012

Criminal profiling in caso di serialità


La determinazione del profilo psicologico criminale ( criminal profiling ) è un’attività investigativa di supporto attraverso la quale personale specializzato delle Forze di Polizia fornisce un possibile profilo psico-comportamentale del criminale che ha compiuto un determinato delitto.
 

L’origine. L’applicazione sistematica del profilo investigativo basato sull’analisi comportamentale derivante della scena del crimine ( criminal profiling ) ha avuto inizio nell’FBI che ha studiato le caratteristiche dei crimini violenti.

I settori di applicazione. I settori nei quali si adotta il criminal profiling sono relativi ai seguenti crimini:
 
• omicidi seriali
• stupri seriali
• omicidi a sfondo sessuale
• molestie su minori
• crimini rituali
• piromania.
 
 
Lo scopo della tecnica investigativa del criminal profiling, che coinvolge una serie di discipline scientifiche e in primis la medicina forense, è fornire agli investigatori un quadro delle caratteristiche di personalità, socio-demografiche e, nel caso ci si trovi di fronte a un aggressore seriale, anche la probabile area di residenza.
Quest’ultima analisi (il cosiddetto geographical profiling) sta progressivamente interessando il mondo scientifico e investigativo.


La serialità. La caratteristica che spinge a utilizzare il criminal profiling è la serialità (un offender che commette una serie di crimini) e il fatto che l’offender sia motivato da una spinta psicopatologica.



L’applicazione in questa indagine dei metodi statistici è sempre correlata al “linking”, che cerca di acquisire e analizzare le caratteristiche comuni tra una serie di eventi. Il linking (o contatto telematico) è effettuato da quasi tutti i reparti investigativi del mondo ed è reso immediato dall’avvento dei database dell’ultima generazione.



La medicina forense partecipa alla definizione (sempre comunque approssimativa) del profilo criminale con tutte le sue specializzazioni scientifiche sempre più affinate.











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lunedì 1 ottobre 2012

Personalità antisociale, sociopatia, e psicopatia


"Quando sto bene, sto molto bene. Quando sto male, sto meglio." (Mae West)

Il disturbo antisociale di personalità, è classificato dal DSM-IV (1994) sull'asse II nel gruppo B dei disturbi di personalità. Fanno parte dello stesso gruppo i disturbi bordeline, narcisistico ed istrionico.
Il manuale diagnostico e statico dei disturbi mentali, IV edizione (DSM-IV, 1994) definisce la personalità antisociale come caratterizzata da " un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri che si manifesta fin dall'età di 15 anni..."
Rispetto agli altri disturbi di personalità, per i quali ai fini di una "diagnosi positiva" è necessario che la sintomatologia compaia nella prima età adulta, il disturbo antisociale prevede sintomi già a partire dall'adolescenza (15 anni).

I criteri fondamentali affinchè sia possibile "diagnosticare" un disturbo grave di personalità come quello antisociale, sempre seguendo le linee guida del DSM-IV, sono i seguenti:

A. Un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri che si manifesta fin dall'età di 15 anni, come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

1) incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte suscettibili di arresto

2) disonestà, come indicato dal mentire, usare falsi nomi, o truffare gli altri ripetutamente, per profitto o per piacere personale

3) impulsività o incapacità di pianificare

4) irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o aggressioni fisiche ripetute

5) inosservanza spericolata della sicurezza propria e degli altri

6) irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere un'attività lavorativa continuativa, o di far fronte ad obblighi finanziari

7) mancanza di rimorso, come indicato dall'essere indifferenti o dal razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un'altro


B. L'individuo ha almeno 18 anni

C. Presenza di un "Disturbo della Condotta" con esordio prima dei 15 anni di età

D. Il comportamento antisociale non si manifesta esclusivamente durante il decorso della "Schizofrenia" o di un "Episodio Maniacale".

E' necessario ricordare che tutti i criteri A, B, C, e D, devono essere contemporaneamente compiuti per poter diagnosticare il disturbo antisociale di personalità.

Sembra esserci un apparente contrasto tra il criterio A che prevede manifestazioni del disturbo fin dall'età di 15 anni, il criterio C che richiede la presenza di un disturbo della condotta prima dei 15 anni ed il criterio B che invece obbliga il clinico, ai fini di una diagnosi valida, di proporla esclusivamente nel caso in cui l'individuo, oltre al rispetto degli altri criteri, abbia compiuto il diciottesimo anno di età.

Questo contrasto viene chiarito da una serie di dati empirici. Infatti, nonostante sia possibile diagnosticare prima dei 15 anni un disturbo della condotta, i dati mostrano che soltanto una minima percentuale di coloro che hanno avuto una tale diagnosi durante l'infanzia, la pubertà o la prima adolescenza svilupperà in futuro un disturbo antisociale. Mentre è vero il contrario e cioè che tutti coloro che sono considerati "antisociali" in età adulta hanno mostrato un disturbo della condotta prima dei 15 anni di età. Inoltre nonostante la sintomatologia sia già presente dall'età di 15 anni non si collega direttamente con lo sviluppo di una personalità antisociale in età adulta.



Il Disturbo Antisociale di personalità è l'erede delle vecchie "psicopatie" poi divenute "sociopatie". La variazione della nomenclatura nel tempo, riflette alcune teorizzazioni alla base della patologia. Se la psicopatia può far pensare ad una problematica grave che investe il soggetto nella propria individualità ovvero diviene lo specchio di una teoria che vede nella psicopatologia grave un forte substrato "biologico", il termine "sociopatia" sposta la questione sul fronte opposto, inquadrando il disturbo come una problematica sociale, in cui, a volte, sembra la "società" che crea la patologia.

Le attuali e più avanzate teorie inquadrano ogni forma di psicopatologia della personalità all'interno di un modello multidimensionale di tipo bio-sociale (Paris, J.).

Il quadro di impulsività, tipico dell'antisociale, è trasversale anche agli altri disturbi dello stesso gruppo, in particolare al disturbo borderline.
In sede diagnostico-differenziale, infatti, il clinico dovrà sempre tenere conto di una sorta di continuum tra altri disturbi dello stesso gruppo, nello specifico tra il disturbo antisociale, narcisistico e borderline. Un'attenta valutazione diagnostica differenziale si rende necessaria anche con disturbi dell'asse I come i disturbi bipolari e la schizofrenia.



Tratti antisociali come quelli indicati dai criteri A3, A4, A5 e in qualche misura dal criterio A6, sono spesso evidenti anche nel paziente borderline. Questo pone un'enorme questione in ambito di diagnosi differenziale.
Occorre pertanto valutare con esattezza l'esordio sintomatologico e la presenza dei disturbi della condotta prima dei 15 anni. L'anamnesi dovrà quindi essere estremamente precisa e condotta con attenzione.

Il clinico dovrà sempre tenere in considerazione che il paziente antisociale è spesso in grado di mentire, falsificare, ed addirittura simulare altre patologie fisiche. Avendo comunque una scarsa capacità di pianificare ed un'estrema impulsività è necessaria una valutazione intensiva a lungo termine.

Il tratto peculiare che contraddistingue il paziente antisociale è la mancanza di rimorso, ovvero, da un punto di vista psicodinamico, egli non ha potuto introiettare la "norma". Vediamo quindi un paziente spesso freddo nel racconto dei dettagli anche di eventuali atti violenti se non addirittura di omicidi singoli o seriali.

La mancanza di empatia e un "Io" grandioso riflettono il continuum con il disturbo narcisistico. Sembrerebbe che, utilizzando una comprensione psicodinamica, ciò che distingue un paziente antisociale da un paziente narcisista sia proprio la carenza, nel primo, del senso di colpa.

Occorre comunque essere molto cauti, soprattutto per chi si occupa di perizie per i tribunali, nel definire la carenza di rimorso, poichè il paziente con disturbo antisociale di personalità, in virtù della capacità già accennata di mentire, falsificare e simulare, può operare una simulazione anche del "senso di colpa" e del rimorso, mostrando anche una "non genuina" commozione e pseudo-sentimenti che, l'occhio non esperto, diffcilmente sarà in grado di valutare.

In virtù del fatto che spesso i cosidetti "criminali" evidenziano un disturbo antisociale di personalità, la questione della patologia si fa più ampia ed interessa non soltanto l'ambito psicologico e psichiatrico ma anche il campo della giustizia e della pubblica sicurezza.
Se pensiamo agli istituti carcerari, essi dovrebbero essere, almeno dal punto di vista teorico, degli enti non solo di pena ma soprattutto di riabilitazione.
Una perizia è quindi necessaria per valutare anche il reinserimento sociale di detenuti con disturbo antisociale di personalità.
Il dilemma è se tali pazienti siano reintegrabili, in altre parole "curabili" oppure non vi sia possibilità di recupero.



A tale proposito Gabbard (Gabbard, G.O., 1994) propone una serie di fattori predittivi della risposta terapeutica positiva o negativa al ricovero in un reparto di psichiatria.

Risposta negativa

1. anamnesi positiva per arreesti di reato
2. anamnesi positiva per menzogne, falsità, raggiro
3. pendenze legali da definire al momento del ricovero
4. anamnesi positiva per condanne per reato
5. ricoveri obbligatori come alternativa all'incarcerazione
6. anamnesi positiva per violenze verso terzi
7. diagnosi sull'asse I di alterazione cerebrale organica

Risposta positiva

1. presenza di ansia
2. diagnosi sull'asse I di depressione
3. diagnosi sull'asse I di una psicosi che non sia depressione o sindrome cerebrale organica

Con questo schema chiudo questo breve quadro sul disturbo antisociale di personalità, rimandando voi lettori ad altri articoli od altre sedi per ulteriori approfondimenti.




ANALISI DETTAGLIATA DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA’     

La diagnosi di APD è stata a lungo discussa. I criteri sembrano cambiare con ogni nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-I 1968; DSM-II 1976; DSM-III, 1980; DSM-III-R 1987; DSM-IV, 1994) . La diagnosi è stata sostanzialmente modificata con DSM-III quando l'APA decise di distinguere tra il bambino e le caratteristiche degli adulti, e in sostanza sostituito criteri di comportamento (come violazioni assenze ingiustificate da scuola o di diritto) per i criteri di personalità (come insensibilità ed egoismo). Nel DSM-III-R (R per riveduta), l'attenzione era sulla violenza e una lista di atti violenti (combattimenti, crudeltà verso gli altri, crudeltà verso gli animali). L'attuale DSM-IV approccio dice in sostanza che tutto ciò che non è sociopatia, psicopatia o disturbo di personalità antisociale è disordine antisociale di personalità, ma c'è una notevole sovrapposizione. Le possibilità diagnostiche sono infinite, ci sono almeno 3 milioni di possibili variazioni di sintomi su almeno 62 diversi elementi misurabili.
La continua ricerca è abbastanza prolifica nel fattore o analisi delle componenti principali delle caratteristiche APD. La maggior parte degli esperti legali credono che ci siano fattori 3-4 (raggruppamenti di sintomi). Un fattore comporta sintomi che si raggruppano intorno a quello che potrebbe essere definita una mancanza di pianificazione (promiscui e irresponsabili, i tratti impulsivi e comportamenti). Un altro fattore di gruppo attorno alla nozione di rispetto per gli altri. Un terzo fattore è chiaramente legato alla criminalità adulta. Un quarto fattore è chiaramente legato alla delinquenza minorile. L’impulsività sembra essere un prototipo (cuore) funzione, ma può assumere molte forme. Le definizioni di impulsività sono numerosi - una tendenza ad agire senza riflettere, l'elaborazione delle informazioni disfunzionale, una tendenza per l'assunzione di rischi, cercano il senso e l'incapacità di mantenere l'attenzione. Scale di valutazione sono facilmente disponibili per misurare questi fattori.

L'incidenza di APD è due volte più elevato per i residenti del centro città che nei piccoli centri o aree rurali, e cinque volte superiore nei maschi che nelle femmine. Colpisce le persone di tutte le classi sociali, qualcuno con APD è nato anche in famiglie ricche e privilegiate.
Una delle cose strettamente legate ai APD è l'alcolismo e la dipendenza da stupefacenti. Alcuni criteri di disturbo da abuso di sostanza sono molto simili: il furto, il comportamento pericoloso, il mancato adempimento alle funzioni del ruolo di casa, a scuola, e al lavoro.



ANALISI DETTAGLIATA DEL SOCIOPATICO

La nostra società ha sempre prodotto sociopatici che sono molto spesso i prodotti di illegalità, case rotte, e la mancanza di qualsiasi legame con il padre o l'autorità sociale, circa il 70% dei sociopatici provengono da famiglie senza padre. L'assenza del padre produce molte conseguenze simili ai sintomi della sociopatia - precoce, precoce sessualità, antagonismo, l'atteggiamento ironico verso il sesso opposto, la mancanza di interesse nel legame duraturo, con un compagno stabile; aggressività. Circa il 30% dei bambini oggi sono nati fuori dal matrimonio, e un altro 30% vive in case di divorziati. Queste condizioni - problemi di socializzazione - producono sociopatia. Inoltre, i sociopatici tendono a riprodursi, cioè, producono a loro volta figli illeggittimi. 

Cosa è un sociopatico? Non troverete i criteri nel DSM IV o una ufficiale nomenclatura psichiatrica, ma l'espressione si riferisce al più grande sottogruppo di APD. La maggior parte sono maschi, ma un numero sempre crescente sono di sesso femminile. Hanno una personalità normale al contrario degli psicopatici che hanno una personalità anormale). Alcuni sono aggressivi, intrepidi cercatori di sensazioni, e altri sono manipolatori machiavellici, un machiavellico è un tipo di personalità che è un incrocio tra una personalità antisociale e un narcisista, e qualcuno che ha anche un senso altissimo del diritto. L'unica cosa che tutti i sociopatici hanno in comune tra loro è che la gestione da parte dei genitori o di chiunque altro è molto difficile. Tutti sembrano essere interessati al sesso e al denaro.
Analizziamo 4 sottotipi:

SOCIOPATICI COMUNI







Hanno una coscienza debole o non elaborata e non si vergognano. Sono come dei bambini selvatici cresciuti, prendono piaceri e impulsi gratificanti ad ogni opportunità o tentazione, si divertono soprattutto nell’infrangere le regole. Fuggono spesso, come gli adolescenti. Da adulti, si spostano spesso da un posto all'altro. Sono taccheggiatori esperti. Hanno vite sessuali molto attive. Sono di solito di intelligenza media. Tuttavia, sembrano davvero felici della loro vita, alleggeriti da ogni senso di autostima negativo o il dal fatto che non sono membri attivi della società.
SOCIOPATICI ALIENATI
Non hanno mai sviluppato la capacità di amare, empatizzare, o unirsi nella vita reale con un'altra persona.  Mostrano più emozioni verso il loro animale domestico piuttosto che verso una persona. Oppure, possono odiare gli animali e vivere la loro vita emotiva guardando la TV (è un modello comune l'identificazione con personaggi soap opera). Non vanno d’accordo con i vicini. Vivono in un guscio. Sono freddi, hanno un cinico atteggiamento verso la sofferenza umana o a qualsiasi problema sociale della società in cui vivono, solo che non importa, perché è fuori dalla loro gamma di empatia. La maggior parte crede di essere giustificato in questo perché sentono di essere stati imbrogliati in qualche modo dalla società. Si lamentano sempre, e sotto sotto, vorrebbero vedere tutta la società distrutta.

SOCIOPATICI AGGRESSIVI
è loro piace fare del male, spaventare, tiranneggiare, sono prepotenti e manipolatori. Lo fanno per un senso di potere e di controllo. Cercano posizioni di potere, come genitore, insegnante, burocrate, supervisore o agente di polizia. La loro tendenza è una aggressività passiva a come fare per sabotare sistematicamente le idee degli altri per avere la ragione. Nel loro tempo libero, gli piace andare a caccia o di tanto in tanto fare le cose sadiche come trovare cani randagi e tagliarli. Sono di solito molto bravi ad ottenere quello che vogliono, e sono particolarmente vendicativi se qualcuno li resiste o li supera. Essi non seguono la norma sociale della reciprocità, come fanno gli altri.
SOCIOPATICI ANTISOCIALI

sembrano cadere continuamente nella sfortuna e nei cattivi compagni, costantemente lamentano del fatto che niente di tutto questo è colpa loro, dietro a tutto questo è una sorta di meccanismo di auto-sconfitta nelle scelte sbagliate che si sono fatte.
ANALISI DETTAGLIATA DELLO PSICOPATICO
Sono semplicemente individui moralmente depravati che rappresentano i "mostri" nella nostra società. Sono predatori inarrestabili e incurabili la cui violenza è pianificata, mirata e privi di emozioni. La violenza continua fino a raggiungere un plateau all'età di 50 anni o giù di lì, si assottiglia e quindi poi si spegne. Essi tendono ad operare con un contegno grandioso, un atteggiamento di diritto, un appetito insaziabile, e una tendenza verso il sadismo. Amano infliggere crudeltà, e godere di essa come se fosse una sorta di eccitazione sessuale. Il coraggio è probabilmente il prototipo (cuore) caratteristico (ipotesi di poca paura). E' utile pensare a loro come veicoli ad alta velocità con freni inefficaci. Alcuni organi (cervello) disturbi e squilibri ormonali imitano lo stato d'animo dello psicopatico.

Ci sono quattro (4) diversi sottotipi di psicopatici.

La più antica distinzione è stata fatta da Cleckley torna nel 1941 tra primario e secondario. Tuttavia, esploreremo gli altri due sottotipi prima:
PSICOPATICI TEMPERATI

Sono il tipo che sembra di volare in una rabbia o frenesia più facilmente e più spesso di altri sottotipi. La loro frenesia assomiglierà a una crisi epilettica. Essi sono di solito uomini con impulsi sessuali incredibilmente forti, capaci di stupire gesta di energia sessuale, e apparentemente ossessionati dal desiderio sessuale per gran parte della loro vita di veglia. Il desiderio di potenza sembra caratterizzare anche loro, come nella dipendenza da droga, cleptomania, pedofilia, ogni indulgenza illecita o illegale. A loro piace l'endorfina, l’eccitamento. Il serial-stupratore-assassino noto come lo Strangolatore di Boston era uno psicopatico.
PSICOPATICI CARISMATICI

sono affascinanti, attraenti bugiardi. Essi sono di solito dotati di un certo talento, e lo usano a loro vantaggio nel manipolare gli altri. Essi sono di solito molto chiacchieroni, e possiedono una capacità quasi demoniaca di persuadere gli altri di tutto ciò che possiedono, anche della vita. I leader delle sette religiose o di culti, per esempio, potrebbero essere psicopatici, se portano i loro seguaci alla morte. Questo sottotipo ha molta credibilità nelle loro funzioni. Essi sono irresistibili.
PSICOPATICI PRIMARI
Sembrano essere in grado di inibire i propri impulsi antisociali nella maggior parte del tempo, non per motivo di coscienza, ma perché si adattano al loro scopo del momento. Le parole sembrano non avere lo stesso significato per loro. Non seguono alcun progetto di vita, e sembra come se fossero incapaci di provare alcuna emozione genuina.
PSICOPATICI SECONDARI

Si espongono a più stress rispetto ad una persona media, ma allo stesso tempo sono vulnerabili allo stress come la persona media. Sono audaci, avventurosi, persone non convenzionali che hanno iniziato a giocare con le loro proprie regole nei primi anni di vita. Sono fortemente spinti da un desiderio di sfuggire o di evitare il dolore, ma non sono in grado di resistere alla tentazione. Come la loro ansia aumenta verso il proibito, così fa la loro attrazione ad esso. Vivono la loro vita, il fascino della tentazione.






 

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